domenica 14 giugno 2015

Hulkenberg: il coltello nelle piaghe della F1

La vittoria della Porsche a Le Mans non è un fatto banale, cominciamo con questa verità. Il progetto endurance ha già dato i suoi frutti già al secondo anno, con una doppietta ottenuta (sulle Audi) in modo perentorio ma abbondantemente sudata in un confronto ravvicinatissimo.



L'altra notizia molto importante sfornata dalla 24 Ore è relativa all'equipaggio vincitore. Nick Tandy, Earl Bamber e Nico Hulkenberg hanno corso una gara impeccabile dal primo all'ultimo giro, impressionando gli addetti ai lavori.

Nick Tandy era l'unico dei tre ad aver già partecipato alla gara francese: due prestazioni (dal punto di vista dei risultati) non memorabili a bordo di vetture GT. Sia per lui, sia per il neozelandese Earl Bamber, questo è sicuramente il miglior risultato in carriera.



E lo è anche per Nico Hulkenberg. La sua vittoria è la più splendente dimostrazione di quanto il mondo della F1 sia talvolta sopravvalutato in quanto a meritocrazia. Molti, nell'ambiente, saranno felici di una prestazione che rende giustizia al suo talento; altri storceranno il naso copiosamente.



Mediaticamente, e lo scrivo soprattutto per quelli che il motorsport lo seguono con costanza, la giornata di oggi è funerea per i vertici della F1. Da mesi la serie è sotto attacco per le ragioni più disparate: i costi crescenti, i team in crisi, la troppa politica, la mancanza di ricambio nelle classifiche, le gare troppo ingessate... La F1 è sempre la F1, ma di fronte a una 24 Ore come quella di quest'anno non si può che rimanere scioccati: una lotta pazzesca dal primo all'ultimo minuto, raccontata usando quei toni epici che il glamour del Circus non riesce attualmente a sostenere. 

La vittoria di Hulkenberg darà quindi un ulteriore scossone (in negativo) a un campionato che sta facendo fatica a rimanere nel cuore dei giovani appassionati.

Pensiamoci bene: un pilota dal talento cristallino, vittorioso in quasi tutte le categorie minori nelle quali ha corso, arriva in F1 e si installa a metà classifica. Una metà classifica raggiunta portando a punti auto non eccezionali e costruita battendo spessissimo i propri compagni di team. Una metà classifica mantenuta a suon di gran rifiuti, soprattutto dalla Ferrari - team che non ha mai avuto il coraggio di dargli un sedile nonostante i tanti abboccamenti. Insomma, un grande incompiuto. Eppure, con la vittoria assoluta a Le Mans, entra nella storia alla sua prima partecipazione a una gara di 24 Ore sfoderando una grinta e una precisione degne del miglior Kristensen.

Pensiamoci bene, sì. Ricordando che la F1 non è - ultimamente - il campionato dove viene maggiormente premiato il talento. Anche se Hulkenberg non porta comunque sponsor alla Force India, suo team attuale, la sua presenza sulla griglia non conta molto di più di quella di Ericsson. Ed è un peccato.



Nico dovrebbe presto telefonare ad Arrivabene e dirgli "Sai, se Raikkonen non ti sta bene, io ho appena vinto una 24 Ore di Le Mans". Ma ho l'impressione che neanche un trofeo del genere potrebbe smuovere un posto in un top team in F1. E allora perché non abbandonarla, questa F1 spocchiosa e irriconoscente? Abbandonala, Nico, verso altre 24 Ore, o magari verso la 500 Miglia di Indianapolis.

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